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Il profilo I Gulli Byggir In che modo Gulli Byggi
r è diventato il terzo show televisivo più popolare dell’Islanda? “Scelgo i miei progetti con cura e impiego un anno intero per la produzione di una singola stagione, 12 episodi. Penso che il programma piaccia perché schietto. Non mostriamo soltanto interni di grande bellezza, ci focalizziamo invece su cosa succede tra idea e risultato finale – i tubi che perdono, sangue, sudore e lacrime.” Non hai paura di scoraggiare le persone? “Al contrario! È proprio qui che l’eroe, l’artigiano, fa la sua entrata e con compassione guida la famiglia attraverso i momenti difficili. Esattamente come dovrebbe succedere in un processo di costruzione.” Allora è l’aura dell’eroe che attrae i giovani alla professione? “Sì, in parte. Ma soprattutto è perché mostriamo la soddisfazione di creare qualcosa con le proprie mani. Qualcosa che non scompare nel cosmo quando si muore, come paragrafi legali e conti contabili.” Chi sono i tuoi spettatori tipici? “Giovani di età tra i 12 e i 20 anni, il target è quello.” Ma avere un grande successo televisivo non ti basta? “Immagino che tu ti riferisca al programma radio che conduco tutte le mattine... Per rompere modelli radicati devi predicare il Vangelo in molti modi diversi. Attraverso molti canali diversi. Anche quando il focus non è sul costruire per tre ore al giorno, cinque giorni alla settimana, faccio in modo di far passare di soppiatto il mio messaggio il più spesso possibile.” Come fai? “Ad esempio gli ospiti che raccontano come si fanno le cose nel Paese, devono sempre affrontare qualche domanda sul modo in cui le iniziative politiche possono attrarre un maggior numero di giovani verso i mestieri dell’artigianato.” Com’è nato il tuo interesse verso questi mestieri? “Sono praticamente nato nel mobilificio di mio nonno. E’ lui che mi ha fatto riflettere sull’importanza di tramandare quello che creiamo”. Nella tua giornata tipo c’è spazio per la carpenteria? “Non posso accettare progetti di costruzione o di ristrutturazione perché non posso lasciare gli studi della radio fino all’ora di pranzo. Ma ho appena comprato un piccolo laboratorio e ho iniziato a progettare e costruire mobili su piccola scala.” Cosa indossi di solito mentre lavori? “Con riluttanza ho appena piegato e messo nel cassetto i miei pantaloni alla pirata, dopo averli indossati da marzo a ottobre. La prima volta che li ho indossati in televisione mi sono arrivate e-mail da altre persone che lavorano nell’artigianato che mi hanno chiesto come diavolo potevo indossare una cosa di quel genere. Così nel programma successivo, ne ho mostrato tutti i vantaggi. Qualche settimana dopo, ho sentito dai fornitori che lo stock di pantaloni alla pirata era esaurito. Oggi credo che nessuno voglia soffrire nei mesi estivi indossando pantaloni lunghi.” Allora cos’hai tirato fuori dall’armadio per l’inverno? “Capi primo strato in lana merino, pantaloni da pavimentista Snickers e una giacca in pile «body mapping» (la adoro).” 2 I tre Snickers preferiti di Gulli Gunnlaugur ”Gulli” Helgason Taglia: 48-50. Età: 55 Famiglia: quattro figli, 16–29 Dove vivo: Reykjavik, Islanda. Professione: Carpentiere e conduttore radiotelevisivo. Capo preferito: Giacca in pile body mapping di Snickers Workwear. Attrezzo preferito: Palanchino regolabile Hultafors Filosofia: Goditi la vita e divertiti. E sii gentile con le persone che ti sono vicine. 6923 Pantaloni da posatore FlexiWork+ con tasche esterne Pantaloni da pavimentista “Questi pantaloni sono esattamente ciò che serve per chi lavora molto in ginocchio. È il capo più bello che abbia mai indossato e le ginocchiere sono sempre al posto giusto, a prescindere da quanto ti muovi. Inoltre sono incredibilmente durevoli, nonostante siano estremamente morbidi e sottili.” 66 autunno/inverno 2018 I Snickers Workwear